<<- Psico Terapia Ipnotica

Dott. Paolo Chellini




La dinamica del rito tra gioco, senso del sacro e guarigione

Pubblicato Simposio, rivista di psicologi e psicoterapeuti


In altre parole la condivisione di una realtà trascendente evocata dal “sacro” permette il superamento della propria individualità, determinando un salto di stato in cui i propri autovalori d’identità si spostano ad un livello più ampio all’interno di un diverso sistema di valori di autoriferimento: il soldato trascende la propria “realtà” fenomenica individuale e si riconosce nella bandiera, il soggetto nella comunità, il paziente nella relazione terapeutica. La capacità dei rituali di evocare risposte emozionali nei termini di un’emozionalità
vissuta dai singoli soggetti fortemente connotata e direzionata verso uno scopo adattivo sembra, quindi, essere alla base della costruzione dei significati simbolici condivisi. Per quanto concerne la fenomenologia
psicofisiologica propria di questa specifica funzione di “apprendimento”, le ricerche su pazienti affetti da sindrome del lobo temporale hanno mostrato che l’attivazione ripetuta dell’amigdala determina l’associazione tra sequenze degli stimoli e alti livelli di significato emotivo. Lo stesso discorso vale anche per le risposte connesse al sistema di gratificazione dopaminergico.
Da un punto di vista fenomenico/processuale molti dei rituali - almeno nelle loro sequenze iniziali - tendono a creare nei soggetti una forte destabilizzazione affettiva negativa che verrà poi risolta in senso
positivo alla fine del rituale. La sequenzialità negativo-positivo connessa alle differenti attivazioni dei sistemi di risposta connotativi risulta evidente anche nella struttura narrativa della maggior parte delle favole, come d’altro canto è possibile riscontrare le stesse dinamiche all’interno della funzione etologica del gioco. A questo proposito, l’antropologo Gregory Bateson, all’interno del suo articolo Una teoria del gioco e della fantasia, dopo avere analizzato la relazione esistente tra i livelli di comunicazione e metacomunicazione nelle dinamiche di “minaccia mimata” all’interno dell’azione gioco, arriva ad includere il rituale nella formazione dei processi dei significati metacontestuali connessi al “come se” della funzione evolutiva “gioco”. Quest’ultima affermazione di Bateson, che equipara la dinamica dell’esperienza rituale ad una chiara funzione etologica di socializzazione e apprendimento come il gioco, ci riporta direttamente all’analisi della componente neurofisiologica che ne sta alla base.

In breve:
• una delle prime cose da considerare è connessa all’esperienza ritmica della sequenza rituale: possiamo cioè definire il comportamento ritualizzato come strutturato o modellizzato all’interno di atti circoscritti;
• è ritmico e ripetitivo (almeno fino a certi livelli): tende cioè a ricorrere allo stesso modo o in maniera similare con regolarità;
• agisce in modo da sincronizzare le componenti emozionali, i processi percettivi-cognitivi e quelli motori all’interno del funzionamento del sistema nervoso dei singoli partecipanti;
• tende in particolare a sincronizzare questi processi tra gli individui che partecipano al rito generando, in senso coevolutivo, uno stato di coscienza similare all’interno di una dinamica contesto-dipendente.

fonte: Dott. Paolo Chellini

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